Nel marzo 1475 fu trovato morto nel ghetto di Trento un bambino di circa due anni; molti ebrei furono accusati di aver ucciso il piccolo Simone in un rito sacrificale, furono incarcerati e torturati; alcuni finirono sul rogo. Da allora tutta la comunità ebraica fu cacciata da Trento. Il bimbo fu venerato, come san Simonino, in una cappella della chiesa di San Pietro, oggi non più esistente; il sacello a lui dedicato è rimasto all'interno di un palazzo di civile abitazione. Il culto di questo "santo" è stato revocato dalla Chiesa recentemente (1965) e una commissione di studiosi ha assolto dalla presunta colpa gli ebrei allora condannati.
A Trento questo culto era molto radicato, con statuette votive, raffigurazioni pittoriche e processioni rituali; qualche traccia ha superato i confini locali; a Verona, nella chiesa di S.Maria in Stelle, ho visto un affresco cinquecentesco che ricorda Simonino (vedi secondo
thumbnail), riconoscibile dall'aspetto infantile e dalla fascia bianca avvolta intorno al collo, con cui secondo tradizione fu strangolato: è un dato iconografico ricorrente nelle
immagini che lo rappresentano.
Nonostante la netta posizione assunta oggi dalla Chiesa nei confronti di tutta la vicenda, nel 2007 è nato un "
Comitato san Simonino" che vuole ristabilire il culto abolito nel 1965, e nel 2020 un pittore, Giovanni Gasparro, ha realizzato un
quadro che presenta la storia come l'antisemitismo quattrocentesco l'aveva raccontata.