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È una pasta ripiena, come il tortellino o l'agnolino, la cui origine si collega ad una leggenda (di cui non ho trovato le fonti) che risalirebbe al XIV secolo: Gian Galeazzo Visconti era accampato a Valeggio per fortificare il ponte sul Mincio quando il suo capo delle guardie si innamorò di una ninfa delle acque; un amore impossibile che i due risolsero tuffandosi nel fiume; sulla riva rimase un velo della ninfa arrotolato come un tortellino, simbolo d'amore indissolubile. In ricordo di questa leggenda e in promozione della specialità gastronomica viene celebrata annualmente dal 1993 una festa in costume che attira turisti. Zucchetta è l'autore della statua in bronzo. |
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(Testo)
(lastra di sinistra) . A . R . V .
Associazione Ristoratori Valeggio sul Mincio La Leggenda del Nodo d'Amoredi Alberto Zucchetta Alla fine del ‘300, nel corso delle numerose guerre che segnarono l’Italia settentrionale il signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti, raggiunge le sponde del Mincio, sotto le mura del castello di Valeggio. Mentre tutto l’accampamento cade nel sonno, provenienti dal fiume compaiono le Ninfe che iniziano le loro danze ammaliatrici tra i soldati profondamente addormentati; soltanto Malco, il loro giovane capitano, si ridesta e affronta le misteriose creature le quali, vedendosi scoperte, fuggono verso le acque del Mincio. Una di queste viene raggiunta e, nel disperato tentativo di scappare, perde i suoi veli dorati che l’avvolgevano nella danza, rivelandosi una splendida creatura. Nel breve corso della notte tra i due nasce l’amore e l’alba con i suoi colori incantati li sorprende a promettersi eterna fedeltà. Silvia, la giovane ninfa, pena la perdita della bellezza deve ritornare nelle profondità incantate del fiume prima del sorgere del sole e lascia a Malco, quale pegno del suo amore, un fazzoletto di seta dorata teneramente annodato. |
(lastra di destra)
La scena è vista di nascosto da Isabella, nipote del Visconti, che alterata dalla gelosia induce il Principe
a lanciare i suoi soldati alla ricerca dei due innamorati. Silvia propone a Malco l’unica via di scampo: non sulla terra, dove ormai non ci può essere felicità per i due amanti, ma nel castello incantato delle acque, nel mondo di mezzo, dove vivono le ninfe, promettendosi di tornare con il suo innamorato una volta all'anno sul ponte visconteo. Malco accetta senza esitazione, e si dirige con Silvia verso la dimora fatata. Arrivati al fiume, alle prime luci dell'alba, il Principe dopo affannose ricerche lungo le sponde del Mincio scorge abbandonato sulla riva il fazzoletto di seta dorata appartenuto alla bellissima creatura delle acque. Lo trova simbolicamente annodato e capisce che è stato lasciato dai due teneri amanti, quale pegno per ricordare il loro eterno amore. Di loro non si è saputo più nulla. Ancora oggi, si racconta come le donne e le ragazze di quel tempo nei giorni di festa avessero voluto ricordare la storia dei due innamorati, tirando una pasta sottile come la seta e, arricchita di un delicato impasto, tagliata e annodata come il fazzoletto d’oro della dolcissima Silvia. Era nata la leggenda che ha dato origine e forma al mitico tortellino "Nodo d'Amore", gemma della tavola di Valeggio sul Mincio. |
foto Falzone
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