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Maestra, antifascista, venne condannata dal tribunale per la sua attività nel partito comunista clandestino; scontò la pena contraendo nel carcere la tubercolosi per le pessime condizoni di reclusione. Dovette poi subire anche il confino e il dolore per la morte della figlioletta, senza averla potuta rivedere.
A lei è intitolata la scuola dove è affissa questa lapide commemorativa. |
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(Testo)
Lea Giaccaglia Betti (1897-1936) Insegnante, antifascista, militante politica assieme al marito Paolo Betti, ferroviere che nel secondo dopoguerra sarà assessore comunale e poi provinciale. Lea subì il carcere ed il digiuno forzato contraendo una grave malattia. Condannata dal Tribunale Speciale al confino e poi all’ammonizione, morì a Bologna nel 1936 quaranta giorni dopo la sua liberazione.
foto Benfenati,Miti
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