Erano livornesi, sfollati dalla città, che qui avevano trovato lavoro alla Saffa, fabbrica di fiammiferi, ed avevano partecipato attivamente allo sciopero generale del marzo 1944, contro la guerra e il governo fascista. Pochi giorni dopo vennero arrestati in azienda e deportati nel lager di Mauthausen (A) e nei suoi sottocampi, da cui non tornarono. Alcuni di loro erano già ricordati da una
targa sul muro dello stabilimento ex-Saffa; là ci sono anche i nomi di Alfredo Tocchini e di Mario Trotta, che qui non compaiono; in compenso le
Stolpersteine aggiungono i nomi di Sostegni e Di Gaddo. Nessun sito del web però spiega questa differenza nelle due liste.
Queste sono sette delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue
Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra e ottone, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi.
Queste pietre sono state posate l'8/3/2022, nel lastricato antistante il
monumento ai caduti.