Pur essendo collaboratore del cardinale Ottoboni, nipote del papa Alessandro VIII, scrisse in latino satire sull'alta società del suo tempo, cercando di imitare lo sdegno di Giovenale e l'eleganza di Orazio. Assunse il nome di Quinto Settano nell'accademia d'Arcadia, dove ebbe feroce inimicizia con Gian Vincenzo Gravina, manifestata con i pugni e con la penna. |