Combatté alla difesa di Venezia nel 1849, rimanendo ferito e meritando una medaglia al valore; poi si imbarcò con i Mille a Quarto. Morì in battaglia a Calatafimi; della sua fine così scrisse
Giuseppe Cesare Abba nelle
Noterelle d'uno dei Mille: «Quasi sulla vetta, vicino alla casina, mentre io passava, riconobbi ai panni più che al viso il povero Sartori. Certo era morto fulminato, perché cinque minuti prima lo aveva visto salire, e mi aveva salutato a nome. Giaceva sul lato sinistro, tutto attrappito e coi pugni chiusi. Era stato ferito nel petto. Caddi sopra di lui, lo baciai e gli dissi addio. Povero morto! Negli occhi spalancati, nella fisonomia spenta, gli era rimasto come un desiderio di respirare una ultima fiatata di quell’aria di guerra. Mantenne da prode la sua parola di Talamone, e quanti conoscemmo Eugenio Sartori da Sacile, parleremo a lungo di lui.»