Colonna sonora:
J.Strauss: Bel Danubio blu
Puccini: Tosca-Recondite armonie
Puccini: Tosca-E lucevan le stelle
E.A.Mario: Leggenda del Piave

Mario, il padre di mia madre, è stato l'unico dei nonni che ho conosciuto e frequentato fino ai miei 20 anni. Da lui ho sentito i racconti della storia più lontana: nacque a Parma nel 1876, da un padre ex garibaldino che, quando si ammalò, dovette vendere le medaglie conquistate sul campo. Mario aderì ragazzo al neonato Partito Socialista.


Mario Longhena

Ma la nostra storia comincia nel 1899, quando Mario si laurea in Lettere all'Università di Bologna (ha avuto come maestro Carducci). La foto rivela che allora non molti completavano gli studi fino al titolo di dottore: appena 12 in un anno e in una delle università più prestigiose d'Italia!
Vince subito il concorso per l'insegnamento e gli viene assegnata la cattedra ad Agrigento: da Bologna quasi 40 ore di treno!


I dottori in lettere del 1899 a Bologna


Tesserati del Partito Socialista
alla vigilia di uno storico comizio
a Bologna nel 1903

Anno dopo anno ottiene trasferimenti che lo avvicinano a casa: così puo' dedicarsi alla politica e mettere su famiglia. Sposa Maria, anche lei insegnante, professione che a quei tempi -a differenza di oggi- contava poche donne tra i suoi ranghi.   
Foto di classe: terza ginnasio (=media)
del 1904

Nel 1910 nasce la prima figlia, chiamata Amelia come una sorellina di Mario che era morta di difterite (a quei tempi non esistevano antibiotici né sulfamidici, e la mortalità infantile era altissima). Ad Amelia vengono presto a fare compagnia una sorella, Luisa, ed un fratello, Paolo.

La famiglia di Mario: sedute la moglie Maria e la madre Luisa, che tiene in braccio la primogenita della nuova coppia: si chiama Amelia e sarà mia madre
.


Nonna Maria con la piccola Amelia

Amelia (a sinistra) con i fratellini Paolo e Luisa
.

 


Mario (al centro, col cappello) fra il re Vittorio Emanuele III e il sindaco di Bologna Zanardi, in visita alle "Scuole all'aperto"
Dal 1914 al 1920 Mario è assessore all'istruzione nel Comune di Bologna: organizza le colonie scolastiche, provvede all'assistenza dei figli dei combattenti e profughi durante la Prima Guerra Mondiale. Nell'esercito preferiscono non chiamarlo perché è socialista e convinto pacifista, con buone capacità oratorie: troppo pericoloso in una guerra non voluta dalla maggior parte della popolazione. Dopo il 1918 c'è una gara di generosità fra il comune di Milano e quello di Bologna (entrambe amministrazioni socialiste) per accogliere i bambini austriaci orfani di guerra.


Pubblicazione che illustra quanto fece il Comune di Bologna per figli e orfani di soldati durante la Prima Guerra Mondiale.

Di nonno Edoardo porto il nome e ho ereditato l'anello in pietra dura con sigillo a monogramma, oltre a vecchissime carte. Ma non l'ho mai conosciuto perché è morto ad appena 52 anni. Edoardo in una foto di quando aveva circa 30 anni: diversamente da oggi, a quei tempi non ci si sforzava di sembrare giovanili, anzi! Anello di nonno Edoardo, con sigillo in cui si legge il monogramma EDC


Ritratto dell'Imperatore

Nacque a Trento nel 1874, quando Trento non era ancora italiana. Ma anche mio padre -classe 1911- è nato cittadino dell'Impero Asburgico. Da bambini mio padre e mia madre abitavano due diversi Stati che si affrontarono in una guerra sanguinosa (1915-1918). Tra i primi ricordi di mio padre c'era il ronzio di un biplano austriaco che sorvolava Trento per ingaggiare battaglia con gli aerei italiani. Ma ricordava anche le cerimonie a lutto in occasione della morte dell'Imperatore Francesco Giuseppe.


Il passaporto di Edoardo,
rilasciato nel 1915 in nome di
Sua Maestà
Francesco Giuseppe I

 

    


A sinistra: Elda con i suoi primi tre figli.
Qui sopra i due figli più giovani:
quello di destra è Marco,
che sarà mio padre
.
Anche nonno Edoardo si dedicò alla vita politica e fu deputato alla Dieta di Innsbruck: il trentino era parte della regione del Tirolo. Dalla moglie Elda ebbe 5 figli, quattro maschi e una femmina. Alla sua morte lasciò alla famiglia difficoltà economiche: gli strascichi del dopoguerra dissestarono parecchie fortune di ex-cittadini austriaci passati all'amministrazione del Regno d'Italia. Ma lasciò anche una grande casa con giardino, orto, vigna e facciata cinquecentesca. In quella casa in collina, a Meano di Trento, qualche decennio dopo, noi numerosi nipoti -diciotto in totale- abbiamo passato tante estati dell'infanzia e adolescenza. Il settembre era splendido: le scuole allora iniziavano il primo ottobre...

Cartolina da Meano di Trento: all'estrema
destra il portone nella facciata a bugnato
immette nel cortile della casa
un tempo dei miei nonni.
Oggi è proprietà del Comune e
monumento nazionale

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by edc 

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