"Il 15/11/1944 a Luvigliano di Torreglia, nell'edificio della vecchia scuola elementare, dove svolgeva servizio di guardia, moriva colpito da una raffica di mitra un soldato tedesco. Costui, il cui nome è rimasto sconosciuto, faceva parte delle avanguardie tedesche che dovevano predisporre le località per l'insediamento del Comando della X divisione Wehrmacht dopo lo sfondamento della Linea Gotica. I vecchi ipotizzano o che si sia ammazzato da solo cadendo accidentalmente sul proprio mitra o che sia stato ucciso per errore da un commilitone, colto da paura per strani rumori notturni durante il servizio di guardia. Ma la responsabilità fu subito attribuita al movimento partigiano, attivo nella zona, ma che quasi certamente in questa vicenda non c'entrava.
La polizia nazista di Padova reagì con una rappresaglia immediata e scriteriata prelevando dieci abitanti delle case vicine. Il 16 novembre furono fucilati sul posto 5 ostaggi prelevati dalle carceri di Padova: alla fucilazione furono obbligati ad assistere tutti gli uomini del paese.
Il capitano Lembke, che terrorizzò per un bel po' di tempo la parte meridionale della provincia di Padova, si recò subito a Luvigliano portando due altri partigiani catturati, subito giustiziati, portando così il conto dei morti a sette. Inoltre Lembke vietò la sepoltura ed ordinò che i sette cadaveri fossero appesi agli alberi della vicina villa dei Vescovi per due giorni; intimò inoltre al podestà di Torreglia di prelevare 20 uomini da deportare in Germania. Ci volle tutto il prestigio del vescovo di Padova e l'intervento del comandante militare della piazza di Torreglia, maresciallo Kaiser, perché l'ordine fosse revocato.
Soltanto dopo qualche giorno fu possibile dare sepoltura agli sventurati; mentre non fu possibile identificare i due partigiani aggiunti da Lembke alla lista della rappresaglia, quasi subito furono identificati gli altri cinque, tutti catturati quindici giorni prima nel corso di una retata in una casa privata nel vicino comune di Galzignano: Ernesto Celadin, di anni 55, proprietario della casa; Ernesto Giacomin, di anni 24, fidanzato di una delle figlie del Celadin; Danilo Agostini, di anni 19, da Pernumia; Andrea Sorgato, di anni 21, da Saonara; lo slavo Alessandro Skirko."

Mario Mancusi